“Se sono condannato, sono non solo condannato a morire, ma anche condannato a difendermi fino alla morte”: sono parole che Kafka scrisse nei suoi Diari ma che avrebbe potuto mettere sulle labbra di Josef K., il protagonista del Processo. Procuratore di banca trentenne cui un giorno due strani individui notificano un ancor più strano arresto per una colpa misteriosa, Josef K. respinge dapprima l’accusa di aver violato la legge perché ignora di quale delitto sia stato accusato, ma poi lentamente entra nello stato d’animo del reo, si dibatte alla ricerca affannosa di una via di salvezza, e solo quando si rende conto che ogni tentativo è inutile perché la sua condanna è già stata pronunziata, solo allora si arrende, e quasi affretta la fine dell’incubo lasciandosi sgozzare “come un cane”. Variamente e discordemente interpretata dalla critica – di volta in volta in termini esistenzialistici, spiritualistici, psicanalitici, marxistici – la parabola di Josef K. è la trascrizione simbolica di una concezione nichilistica del vivere, in cui il mondo reale perde i suoi significati tradizionali, e dove l’uomo, nell’impossibilità di capire le ragioni della sua esistenza, colpevole all’atto stesso del nascere, smarrisce ogni certezza per divenire segno di un’imperscrutabile condanna. Il fascino di uno stile grigio e disadorno, la straordinaria capacità di fondere l’astrattezza dei personaggi con la concretezza delle situazioni, di commuovere senza commozione, fanno di Kafka il poeta indiscusso dell’inconoscibile, l’artista insuperato dell’angoscia.
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Brossura. Condition: fine. Segrate, 1971; br., pp. 224, cm 11x18,5. Libro. Seller Inventory # 1084010
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