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Prima edizione. Opera completa in due volumi. Testo italiano - latino. Cm.35,4x24,8. Pg.XX, 528; XII, 718. Legature in piena pergamena rigida coeva, con titoli e fregi in oro ai dorsi. Spellature ai margini delle coperte. Tagli spruzzati. Testo su due colonne. Vignetta calcografica ai due frontespizi, incisa da C.Faucci, con il motto "Non sine diis animosus infans". Cartigli ornamentali e ricche testatine. Lieve alone che interessa il margine esterno del secondo volume, senza minimamente inficiare il testo. Monumentale rassegna della giurisprudenza fiorentina e toscana del XVIII secolo, compilata da Giovanni Bonaventura Neri Badia, professore di diritto e consigliere del Granduca di Toscana, all'epoca Giudice di Rota nello Stato senese. Di particolare interesse il secondo volume, che riporta gli studi giuridici del figlio dell'Autore, Pompeo. Pompeo Neri (Firenze, 1707-1776) fu un importante giurista e uomo politico, considerato uno dei principali artefici delle politiche riformiste degli Asburgo-Lorena nel Granducato di Toscana. "Studiò all'Università di Pisa e nel 1726, subito dopo la laurea, fu nominato lettore di diritto nell'ateneo pisano. Considerato uno dei protagonisti delle politiche riformiste volute dai Lorena in campo economico, istituzionale e giuridico, Pompeo Neri ebbe numerosi incarichi pubblici. Fu nominato auditore dello Scrittoio delle Regie Possessioni dal Granduca Gian Gastone, ultimo sovrano appartenente alla famiglia Medici, incarico che Pompeo Neri svolse anche dopo l'arrivo in Toscana nel 1737 della dinastia Lorena. Nel 1738 Neri insieme al senatore Giulio Rucellai, all'auditore fiscale Filippo Luci, al marchese Antonio Niccolini, fece parte della commissione creata per disciplinare la materia giuridica in tema di rilascio del porto d'armi e limitare gli abusi del passato. La deputazione divenne presto motivo di contrasto con l'Inquisizione di Firenze che fino ad allora aveva avuto piena facoltà in questa giurisdizione. Nel 1739 divenne segretario del Consiglio della Reggenza per gli affari di Finanza. Nel 1745 Pompeo Neri venne incaricato da Francesco di Lorena di fare un progetto di "rifusione generale", visti i vari particolarismi vigenti in Toscana, di tutte le leggi dello Stato, in "un codice simile a quello della Savoia". Il Neri era di formazione romanista, la sua azione tende a lasciar inalterato il sistema delle fonti. L'incarico era una razionalizzazione delle fonti preesistenti, e non una codificazione. La Toscana è circondata da territori dove vigeva il diritto comune giustinianeo, emerge così l'idea ancillare delle altre fonti rispetto al diritto romano. Secondo Neri il codice doveva dividersi in Giuspubblico e Giusprivato, sul modello delle Institutiones (personae, res, actiones). In breve tale riforma avrebbe dovuto lasciare inalterato il sistema delle fonti e il rapporto diritto statutario-diritto comune. Neri ricorda anche che in questa regione vigeva anche il diritto canonico e il diritto statutario marittimo, ma andava comunque fatta attenzione alla giurisprudenza dei tribunali ed alle consuetudini. Nel 1748 questo progetto fu abbandonato. Nel 1749 Pompeo Neri fu chiamato a Milano a svolgere, per conto di Maria Teresa, il compimento della riforma del catasto milanese. Presiedette la Giunta per il censimento e si adoperò ad abbattere abusi e privilegi di nobiltà e clero, opponendovi giustizia fiscale, razionalità amministrativa, punti d'appoggio per un nuovo catasto fondato su una più equa ripartizione dei carichi fiscali. Terminata la lunga parentesi milanese, nel 1758 Neri fece ritorno a Firenze, e fu subito nominato consigliere della Reggenza per gli affari di Finanza. Nel 1763 una grave carestia, che durò qualche anno, colpì duramente la Toscana e il resto della penisola. Pompeo Neri per porvi rimedio indicò come soluzione la liberalizzazione del commercio del grano, proposta che fu accolta non senza incontrare una certa opposizione nell'aprile del 1764 con l'emanazione di un edit. Seller Inventory # 127010
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