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2 voll. in-4° (265x195mm), pp. XVI, 716; (4), 613, (37) di indici tricolonni, 53 contenenti delle prolusioni del Barbeyrac, legatura moderna della legatoria Defilippi di Torino in m. pelle rossa con titolo in oro su dorso a nervetti. Piatti marmorizzati. Frontespizi in rosso e in nero con vignette calcografiche. Ritratto calcografico del Pufendorff all'antiporta del primo vol. Dedica a stampa a Jean Jacques Sinner, fregi tipografici in xilografia. Ottimo esemplare. Sesta edizione francese, riveduta e accresciuta, del celebre trattato del Pufendorff, una delle pietre miliari del giusnaturalismo, qui nella traduzione e con i commentari di Jean Barbeyrac (Béziers, 1674-Groninga, 1744). Edito in prima edizione nel 1672, il trattato, tra i più rilevanti dell'intera storia del pensiero politico, è un'acutissima disamina dello stato di natura (che, in opposizione a Hobbes e Grozio, che ne avevano negato l'esistenza, è inteso come forma di vita senza né leggi né poteri in cui avviene l'esercizio degli istinti naturali dell'uomo) e della necessità della fondazione dello stato civile attraverso il pactum unionis, con cui gli individui decidono liberamente di aggregarsi nella società civile, ed il pactum subjectionis, con cui viene istituita l'autorità sovrana cui è delegato l'esercizio del potere. Il potere indivisibile e inalienabile teorizzato dal filosofo tedesco, pur mitigato dal contrattualismo, ha non pochi punti di contatto con l'assolutismo del Leviathano di Hobbes. Il suo De iure naturali et gentium, sebbene violentemente attaccato da teologi e conservatori, ebbe grande risonanza negli stati più profondi d'Europa, i quali, usciti dal feudalesimo e dalle guerre di religione, si davano una nuova coscienza, precisamente laica e borghese. Non si esagererebbe se si affermasse che quel libro fu, per i borghesi colti della fine del Seicento e del principio del Settecento, non troppo meno che, per le classi operaie dell'Ottocento, il Manifesto dei comunisti (Fausto Nicolini in Enciclopedia Italiana, XXVIII, 501). Samuel Pufendorf, in his great systematic treatise on natural and international law, began by taking exception to Grotius's opinion that morals and mathematics are not equally certain. Nor was this ideal of demonstration confined to law and politics. It was extended to all branches of social study, producing the systems of natural religion and rational ethics that prevailed throughout the seventeenth and eighteenth centuries. Finally, it produced the systems of natural economy that continued to pass as economic science well into the nineteenth century. It would be impossible to exaggerate the importance that these conceptions had in the early modern development of social studies.' (George H. Sabine, A History of Political Theory, pp. 395 ff). Francese. Seller Inventory # 49704
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