L’opera di Mons. Mario Di Pietro abbraccia circa centocinquant’anni di storia della Diocesi di Salerno, legazione regia del Regno di Napoli, con cui convive vicende politiche, sociali e religiose. Condotta in maniera multiprospettica, offre un panorama di avvenimenti i quali, a volte, rimangono sullo sfondo, altre interagiscono; spesso limitano o amplificano l’azione pastorale degli arcivescovi De Torres (1618-1662), De Capua (1685-1738), Pignatelli (1732-1796). L’analisi, tuttavia, non si limita agli aspetti storici. Essi. pur importanti, non ne sono il cuore. In essa, invece, si intende scoprire il modo di interpretare il ruolo di guida e di pastore del popolo di Dio da parte dei tre arcivescovi. La premessa storico-religiosa risulta così alveo entro il quale si snoda l’azione dei tre arcivescovi, spesso lasciati in ombra dagli studi, ma che, inserendosi nel solco delle indicazioni conciliari, hanno contribuito a rinnovare il volto della Chiesa. Tra le figure di riferimento per una lettura storico-pastorale, emergono l’arcivescovo Girolamo Seripando e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Non una silloge di notizie, dunque, che nulla aggiungono alle conoscenze in possesso degli addetti ai lavori, ma un’opera, quella di Mons. Di Pietro, che acquista i caratteri della scientificità, non solo per la dovizia dei documenti consultati e per la considerevole bibliografia, ma anche e soprattutto per alcuni elementi: il tentativo di interpretare persone e vicende sia nel loro contesto, sia alla luce del Vaticano II; l’analisi dei documenti, ora tradotti, ora riportati ad litteram, e il loro esame in relazione ai decreti tridentini. Mons. Di Pietro si interroga sulle prerogative attribuite al vescovo dal Concilio di Trento e dal Concilio Vaticano II. Proprio attraverso le intuizioni e le realizzazioni dei singoli, la Chiesa dimostra la sua docilità al soffio dello Spirito Santo, cammina verso il suo Sposo e scopre le meraviglie che il Signore opera in lei.
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